Il Nostro Programma

15.11.2012 14:03

 

 

LA SARDEGNA

 

 Presenta le sue idee

 

                                                      Introduzione
 

Spetta ai sardi preservare, gestire e sfruttare le risorse della nostra terra   .

 
Il Creato ha concesso ai sardi un piccolo paradiso terrestre , la Sardegna, la quale oltre ad essere la più bella, splendida e suggestiva isola del mediterraneo con una estensione  di 24.000 Kmq. di territorio in buona parte coltivabile e contornato da 1.900 Km. di coste di alto valore turistico e per svariate iniziative imprenditoriali legate al mare ( l’intera Italia con la Sicilia e le sue isole minori possiede appena 7.500 Km. di coste ), non riesce a garantire una vita priva di pesanti restrizioni alla maggior parte dei Sardi.

 

 

La Sardegna, come estensione territoriale di poco inferiore a quella della Sicilia, rispetto alla quale risulta allo stato potenzialmente e notevolmente avvantaggiata, oltre che per una migliore posizione geografica, per una migliore conformazione territoriale e per la presenza di maggiori risorse naturali, risulta attualmente meno sviluppata economicamente, eppure se scientificamente è comprovabile che la Sardegna allo stato potenziale è dotata di possibilità di sviluppo di gran lunga superiori a quelle attualmente possedute ed attuate da altre regioni della penisola  anche grazie alla presenza di quelle peculiarità che la contraddistingue e che non ha nulla da invidiare le altre regioni d’italia che  d’europa.


Tuttavia non si può fare a meno di constatare che allo stato attuale la Sardegna, malgrado queste importanti prerogative fondamentali, possiede una popolazione di circa 1.600.000 abitanti , equivalenti alla metą della popolazione della città di Roma e ad un quarto della popolazione della Sicilia.

 

Ecco come si spiega come una notevole   parte della sua già ridotta popolazione in maniera sempre più crescente è stata ed  è ancora destinata ad abbandonare l’isola per fuggire alla disoccupazione  che alla conseguente miseria .


La situazione economica dell’Isola, appare assurda ed inconcepibile, poichè risulta ancora dotata di numerose risorse e varie prerogative su cui impostare un notevole sviluppo economico atto ad elargire un alto grado di sicura e duratura agiatezza a tutta la sua popolazione.

 


La Sardegna pur essendo una terra economicamente vampirizzata poichè, essendo priva di un sistema produttivo di beni definiti indispensabili per le necessitą della vita quotidiana della sua popolazione, è costretta ad importare da oltremare tutto e di tutto.

 

Importa, infatti, quasi il 100 % di qualsivoglia settore merceologico che implicano non solo gli avanzati e costosissimi impianti produttivi di avanzata tecnologia ma anche quelli semplici ed elementari come quelli che producono i lacci da scarpe o altri articoli della stessa importanza.

                                                                         
Si importa persino oltre l’80% del fabbisogno alimentare che talvolta include anche il prezzemolo.


Per il persistere di questa situazione la Sardegna costantemente appare sottoposta al malessere economico che costringe i Sardi ad abbandonare la propria terra per cercare altrove in lavoro e quindi un reddito indispensabile alla propria sopravvivenza.

 

Poichè attualmente vi vengono importati dei beni che in un passato erano prodotti in loco, si deve pensare che la deleteria situazione della Sardegna di area passiva dei consumi sia stata creata a bella posta, per inibire allo stesso tempo lo spirito di iniziativa dei Sardi e le loro possibilità evolutive.
 

Ci risulta ampiamente confermato, oltre che dal fatto che in Sardegna dal secolo XIX ai tempi attuali vengono importati numerosi beni che potevamo e dovevano essere prodotti facilmente in loco perchè costituiti da materie prime che non essendo presenti in Italia vengono tuttora prelevate dall’Isola; a questo  va aggiunta la forzata cessazione di alcune tradizionali produttività sarde, quale quella del sale o di svariati pastifici, per fare invadere il mercato isolano dalle importazioni di analoghi prodotti non sardi.

 

A tale proposito si deve tenere presente che questa deprecabile situazione economica isolana è stata attuata e mantenuta, oltre che da vari condizionamenti imposti dall’esterno, anche per la costante incapacitą della classe politica isolana di tutelare dovutamente i più vitali dei Sardi, poiché, oltre a non avere mai elaborato ed attuato una feconda programmazione economica isolana per interessi di partito o personali, ha sempre mostrato la sua connivenza o passività nei riguardi della politica italiana che ha aggravato i problemi dei Sardi anzichè risolverli.

 

Numerosi sono gli argomenti che dimostrano la validità di quest’ultima affermazione, ma il più consistente fra essi e senz’altro che i politici isolani quasi concordemente hanno permesso che nell’Isola anziché un’industrializzazione indirizzata alla lavorazione delle materie prime presenti o producibili nell’isola, per produrre beni finiti di prima necessitą destinabili a colmare il fabbisogno locale e all’esportazione, che è quella che può eliminare la vampirizzazione economica isolana, ha permesso che vi venisse impiantata un’industria indirizzata ad una lavorazione primaria di materie prime d’importazione ma soprattutto inquinanti.

 

Poichè questo genere di industrie venivano respinte anche dai paesi del terzo mondo arrecando danni all’ambiente e alla popolazione isolana.
 

Nessun personaggio politico isolano o italiano sinora non ha dato una qualche risposta a questi quesiti; ma ciò che veramente è imperdonabile è che tutti quanti, senza chiedere scusa, come se niente fosse accaduto, continuano a governare le sorti del Popolo Sardo, forse perchè non ignorano che sinora la sua proverbiale pazienza non è altro che la pazienza dell’asino bendato che gira intorno alla mola fino alla totale consunzione di se stesso.

Infatti, è necessario fare notare che in Sardegna tutta una serie di vincoli giuridici imposti dallo Stato Italiano, come ad un esagerato numero di parchi terrestri e marini si pretende, guarda caso, di creare un altro megaparco che dovrebbe includere larga parte del territorio della Barbagia e dell’Ogliastra, privando i sardi non solo di utilizzarli come fonte primaria quotidiana  ma soprattutto impediscono ai sardi  un libero accesso alle risorse della loro terra per potersi creare una occupazione lavorativa indipendente, come facevano in passato.

 

Infatti la istituzione di un tanto grande numero di parchi, eseguita forzatamente contro la volontà e gli interessi delle popolazioni locali, col pretesto di tutelare i valori ambientali isolani, ha come effetto principale quello di togliere altro spazio vitale ai Sardi che non hanno voluto emigrare, oltre a quello già stato già tolto dalle troppe servitù militari imposte alla loro terra.
 

E’ chiaro che precludendo il libero accesso in vaste estensioni territoriali viene a loro impedito di usufruire delle risorse naturali indispensabili per il sostentamento delle loro famiglie per cui essi progressivamente contro la loro volontà sono costretti ad emigrare o a confinarsi nei centri urbani costieri che vanno assumendo una funzione di estesi ghetti di cemento armato dove i Sardi estrapolati dalla natura vengono relegati nell’anonimato di un consumismo fine a se stesso; ghetti che hanno una funzione non molto dissimile da quella delle riserve indiane create negli U.S.A. per confinarvi i pellirossa dopo averli derubati del loro territorio.

                                                     
Relativamente a questi parchi e alla giustificazione della loro creazione è doveroso osservare che è estremamente ingiusto ed illogico che essi penalizzino i  Sardi, perché se nell’Isola, contrariamente alla maggior parte delle regioni italiane ed europee, sono ancora integri numerosi valori ambientali è proprio grazie alle popolazioni locali che avvedutamente li hanno sempre tutelati dal più lontano passato sino al presente.


A questo proposito è anche necessario tenere bene presente che tutti i gravissimi danni ambientali subiti dall’Isola sono stati arrecati dagli esterni con l’ausilio di alcuni politici sardi  e non dai Sardi.
 

Infine, è  evidente che se la Sardegna possiede ancora integri numerosi valori ambientali esclusivamente grazie ai Sardi perché in passato come nel presente li hanno tutelati con il rispetto per la natura, se proprio si vuole tutelarli anche per il futuro non sarebbe più facile e giusto, anzichè penalizzare i Sardi creando tanti parchi, vietare l’ingresso, non di certo a tutti gli Italiani, ma almeno a quelli che non sanno o non vogliono avere il dovuto rispetto per la casa altrui .
 

Quasi tutta la classe politica isolana ha sempre combattuto le iniziative degli imprenditori   sardi ritenendoli incapaci non all’altezza o comunque non  in grado di progettare e realizzare le  idee  che potessero  portare indotto occupativi ed economico   nell’isola, mentre  l’imprenditore esterno  veniva favorito pur sapendo che con i loro progetti non  avrebbero portato ne ricchezza e tanto meno posti di lavoro  per i sardi ma era solo   finalizzato a  ricevere   i finanziamenti regionali.

 

Per questi motivi   il “ MPS.”  onde evitare  che ancora una volta  gli interessi dei sardi vengano portati in altre parti d’Italia vuole promuovere quelle prerogative  che i sardi si aspettano dai politici isolani  affinché si realizzi in un progetto quella idea che il  “MPS. “ vorrebbe realizzare per uno sviluppo economico ed occupativi offerte dalla madre terra.

 

E’ doveroso ricordare il proverbio isolano “ l’asino sardo si frega una volta sola”

                                

 

 

 

Oristano, li  15 aprile 2009.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

DALLA BUROCRAZIA ALLA CERTEZZA   DEL  MERCATO

 

 

 

Decenni di finanziamenti a pioggia hanno inondato tutti i nostri settori produttivi ,  di soldi ma, proprio come succede in natura , arrivando  in modo indiscriminato  e spesso inutile , si sono persi , proprio come fa la troppa pioggia che si perde  in mare  e non riempie i bacini .

 

Sprecare anche l’ultima “PIENA”   è un lusso che il cittadino isolano   non può permettersi .

 

I problemi che attanagliano i  settori produttivi isolani , sono noti,   ormai allo sbando da  troppo tempo   ed in sintesi  i seguenti:

 

AGRICOLTURA – ALLEVAMENTO - PESCA – ATTIVITA’ PRODUTTIVE – TRASPORTI – VIABILITA’ - TURISMO E SPORT - SANITA’ E POLITICHE SOCIALI  - CACCIA - AMBIENTE E TERRITORIO –LAVORO–RISORSE FINANZIARIE – INNOVAZIONE TECNOLOGICA .-

 

 

 

Nel settore agricolo si è avuto una  riduzione della produttività e quindi del reddito nelle campagne –  bassa attività di lavoro di campagna –abbandono dei territori e spopolamento  è un comparto orientato alla burocrazia/produzione e poco al mercato Diversificazione selvaggia del reddito  agricolo  sempre meno dipendente dalla produzione  di materie prime ed infine dopo il 2013 saranno ridotte drasticamente le risorse per questo comparto.

 

 E cosi anche per gli altri settori produttivi .

 

Per questo bisogna concentrare gli investimenti in modo mirato, senza sprecarlo verso :

 

il produttore di materia prima – integrazione reddituale dello stesso  con attività multifunzionali private e pubbliche

 

verso le filiere eccellenti attorno alle quali  costruire un reddito  accettabile  per tutti i comparti produttivi

 

verso la promozione dei prodotti sardi  nel mondo per facilitare gli scambi commerciali  internazionali

 

verso l’impegno diretto pubblico nel costruire reti commerciali e favorire la vendita dei prodotti tipici isolani.

 

 

 

 

 

E ALLORA COSA FARE?

 

 

In un momento di crisi globale bisogna uscire dai consueti schemi di gestione della cosa pubblica e cambiare il paradigma pensando che  il mondo agricolo – dell’ allevamento dell’artigianato e di quello ittico   regionale come un tutt’uno del quale preoccuparsi di tutte le fasi.

 

 

Per rendere remunerativa le attività dell’imprenditore dei settori  che Producono  Materie Prime  l’unico modo è attuare un piano di multifunzionalità che si basi su tre PUNTI  .

 

Il primo punto

 

La produzione di materia prima , Latte e i suoi derivati , carne, salumi, cereali, ortofrutta, olive, olio, vite e vino, tutto ciò che la terra e il mare ci concede.

 

Il secondo punto

 

Attività imprenditoriale integrative come la lavorazione artigianale  la vendita in spacci di tutti i  prodotti tipici del territorio (riuniti in un consorzio provinciale  da inserire nelle visite turistiche guidate , coinvolgendo anche i piccoli produttori  del luogo) l’ospitalità rurale sottoforma di ristorazione e ricettività  (punti di ristoro con annessa azienda agricola  in effettiva produzione ), affidamento dei siti archeologici  in aree rurali da custodire  e gestire ( con la possibilità  di creare un consorzio unico per la gestione globale delle visite guidate )

 

 

 

Il terzo punto

 

 

Attribuzione di ruoli  più istituzionali , in chiave ambientale  ( pulizia di boschi , fiumi,  laghi, argini e strade ) sulla sicurezza sociale  ( residenza effettiva e presenza operativa  nelle campagne  per vigilare affinché non avvengano più crimini (incendi ed altro nel territorio presidiato)

 

 

 

 

 

L’agro industria

 

Tra le più trascurate  la funzione commerciale  e quella sulla quale lavorare di più perché è la più importante e, perché l’averla abbandonata  in tutti questi anni , ha portato all’invecchiamento e all’impoverimento  dell’agro-industria  sarda ( non si può pensare di affrontare il mercato affidandosi esclusivamente sulle spalle , sepur robuste , del pecorino romano  e del pane carasau ) Occorrono nuovi prodotti  a più alto valore aggiunto  che consentano  all’industria di remunerare  meglio le materie prime . Per fare questo bisogna passare da una visione  “amministrativo/produttiva  ad una rigidamente “ Commerciale”  per assicurare alle produzioni  valore e dimensione adeguati

 

Bisogna sostenere fino alla vendita le filiere  che realizzino un prodotto di valore, condividendo analiticamente   il progetto d’insieme e prevedendo  i giusti ricavi per tutti gli attori  (Produttori)  trasformatori  e distributori ) in funzione  del prezzo di vendita  e della dimensione  del mercato con il quale ci si vuole confrontare .

 

 

L’ottica commerciale vuole che si debba  :

   

Produrre solo ciò che il mercato  è in grado di collocare

 

Collocare sul mercato l’intera produzione  dei settori  , conoscendone  per tempo l’entità ed il valore.

 

 

Per fare questo bisogna ritornare  alla visione dei distretti  naturali  che si mettano insieme  e che dimostrino una progettualità presente  e futura nel quale gli attori della filiera  non sono controparti ma soci dei consorzi.

 

Occorrono prodotti nuovi  che il mercato richiede  o rispolverarne  di esistenti  sui quali puntare decisamente creando massa critica.

 

Occorre il sostegno pubblico  per mettere insieme  piccole produzioni  e riunite  in un unico consorzio che , all’occorrenza , lavorino uniti per grandi commesse.

 

 

Occorre uno studio  che faccia il punto di quanti producono  per comparto.

 

 

Occorre conoscere i mercati ai quali rivolgersi e potenziare una della tante agenzie pubbliche  per creare una rete  commerciale internazionale  che si preoccupi  di collocare sul mercato i prodotti dell’isola  che, sepur di nicchia , messi insieme possono creare grandi quantità.

 

Occorre mettere in rete stagionatori con impianti sottodimensionati che si facciano carico delle eccedenze produttive, con sostegno pubblico , sbocchino la qualità dell’industria alimentare , fungendo quindi da magazzino centrale dal quale organizzare un’unica rete logistica .-

 

Occorre andare a cercare partners  industriali e commerciali ai quali rivolgersi per far decollare settori strategici non presidiati , offrendo sostegni robusti per delocalizzare nell’isola  il proprio business.

              

Occorre investire in comunicazione per facilitare la vendita dei prodotti di filiera a marchio  unico regionale , partendo dai consorzi di tutela esistenti ed estendendo il programma commerciale anche ad altre filiere meritevoli di un riconoscimento tipico

 

Gli ambiti sui quali sono incredibilmente molteplici e la ricaduta economica straordinaria  ed indotto occupativi.

 

Bisogna solo crederci e, soprattutto lavorare insieme per farlo

 

 

Oristano, li  15 aprile 2009.

 

 

                                                    

 

 

 

 

 

 

 

PREROGATIVE DEI PRODOTTI  BIOLOGICI SARDI

 

 

 Grazie alla Ue ci sono i finanziamenti della PAC – oltre cinque miliardi

   

 

Agricoltura biologica 

 

Allevamento biologico:

 

Asino autoctono per la produzione del latte ed il ripopolamento della specie in via di estinzione -  laboratorio per la sperimentazione di formaggi di latte di asina, una prerogativa .

 

Allevamenti Capre Autoctone 

 

Allevamenti pecore autoctone

 

Laboratori per la sperimentazione  e per lo studio di nuovi formaggi, dolci  e cremosi che possono essere prodotti con il latte di pecora e capra.

 

Allevamenti suini   autoctoni allo stato brado o semibrado.     

 

Laboratorio per lo studio di un farmaco che debelli la peste suina africana, la lingua bleu e qualsiasi altra malattia che attanagliano gli animali autoctoni e non,  in sardegna,

 

Allevamento settore ittico -

 

Tonno rosso – Cozze – vongole – tartufi di mare – ostriche – e quant’altro si possa allevare, in previsione che alcune specie possano estinguersi sia per la pesca incontrollata che  per qualsiasi altro motivo. 

 

Laboratori per la sperimentazione e  lo studio per  la schiusa delle uova del pesce azzurro nonché del Tonno rosso  (vedi risultati delle schiuse delle uova di tonno  università di Bari ,  20 milioni di uova di tonno)

 

 

Questi sono i settori trainanti  dell’economia reale  isolana e dell’occupazione in sardegna, oltre al turismo artigianato e ad altri settori .

 

 

 

 

Oristano, li  15 aprile 2009.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

DALLA BUROCRAZIA ALLA CERTEZZA   DEL  MERCATO

 

 

 

Decenni di finanziamenti a pioggia hanno inondato tutti i nostri settori produttivi ,  di soldi ma, proprio come succede in natura , arrivando  in modo indiscriminato  e spesso inutile , si sono persi , proprio come fa la troppa pioggia che si perde  in mare  e non riempie i bacini .

 

Sprecare anche l’ultima “PIENA”   è un lusso che il cittadino isolano   non può permettersi .

 

I problemi che attanagliano i  settori produttivi isolani , sono noti,   ormai allo sbando da  troppo tempo   ed in sintesi  i seguenti:

 

AGRICOLTURA – ALLEVAMENTO - PESCA – ATTIVITA’ PRODUTTIVE – TRASPORTI – VIABILITA’ - TURISMO E SPORT - SANITA’ E POLITICHE SOCIALI  - CACCIA - AMBIENTE E TERRITORIO –LAVORO–RISORSE FINANZIARIE – INNOVAZIONE TECNOLOGICA .-

 

 

 

Nel settore agricolo si è avuto una  riduzione della produttività e quindi del reddito nelle campagne –  bassa attività di lavoro di campagna –abbandono dei territori e spopolamento  è un comparto orientato alla burocrazia/produzione e poco al mercato Diversificazione selvaggia del reddito  agricolo  sempre meno dipendente dalla produzione  di materie prime ed infine dopo il 2013 saranno ridotte drasticamente le risorse per questo comparto.

 

 E cosi anche per gli altri settori produttivi .

 

Per questo bisogna concentrare gli investimenti in modo mirato, senza sprecarlo verso :

 

il produttore di materia prima – integrazione reddituale dello stesso  con attività multifunzionali private e pubbliche

 

verso le filiere eccellenti attorno alle quali  costruire un reddito  accettabile  per tutti i comparti produttivi

 

verso la promozione dei prodotti sardi  nel mondo per facilitare gli scambi commerciali  internazionali

 

verso l’impegno diretto pubblico nel costruire reti commerciali e favorire la vendita dei prodotti tipici isolani.

 

 

 

 

 

E ALLORA COSA FARE?

 

 

In un momento di crisi globale bisogna uscire dai consueti schemi di gestione della cosa pubblica e cambiare il paradigma pensando che  il mondo agricolo – dell’ allevamento dell’artigianato e di quello ittico   regionale come un tutt’uno del quale preoccuparsi di tutte le fasi.

 

 

Per rendere remunerativa le attività dell’imprenditore dei settori  che Producono  Materie Prime  l’unico modo è attuare un piano di multifunzionalità che si basi su tre PUNTI  .

 

Il primo punto

 

La produzione di materia prima , Latte e i suoi derivati , carne, salumi, cereali, ortofrutta, olive, olio, vite e vino, tutto ciò che la terra e il mare ci concede.

 

Il secondo punto

 

Attività imprenditoriale integrative come la lavorazione artigianale  la vendita in spacci di tutti i  prodotti tipici del territorio (riuniti in un consorzio provinciale  da inserire nelle visite turistiche guidate , coinvolgendo anche i piccoli produttori  del luogo) l’ospitalità rurale sottoforma di ristorazione e ricettività  (punti di ristoro con annessa azienda agricola  in effettiva produzione ), affidamento dei siti archeologici  in aree rurali da custodire  e gestire ( con la possibilità  di creare un consorzio unico per la gestione globale delle visite guidate )

 

 

 

Il terzo punto

 

 

Attribuzione di ruoli  più istituzionali , in chiave ambientale  ( pulizia di boschi , fiumi,  laghi, argini e strade ) sulla sicurezza sociale  ( residenza effettiva e presenza operativa  nelle campagne  per vigilare affinché non avvengano più crimini (incendi ed altro nel territorio presidiato)

 

 

 

 

 

L’agro industria

 

Tra le più trascurate  la funzione commerciale  e quella sulla quale lavorare di più perché è la più importante e, perché l’averla abbandonata  in tutti questi anni , ha portato all’invecchiamento e all’impoverimento  dell’agro-industria  sarda ( non si può pensare di affrontare il mercato affidandosi esclusivamente sulle spalle , sepur robuste , del pecorino romano  e del pane carasau ) Occorrono nuovi prodotti  a più alto valore aggiunto  che consentano  all’industria di remunerare  meglio le materie prime . Per fare questo bisogna passare da una visione  “amministrativo/produttiva  ad una rigidamente “ Commerciale”  per assicurare alle produzioni  valore e dimensione adeguati

 

Bisogna sostenere fino alla vendita le filiere  che realizzino un prodotto di valore, condividendo analiticamente   il progetto d’insieme e prevedendo  i giusti ricavi per tutti gli attori  (Produttori)  trasformatori  e distributori ) in funzione  del prezzo di vendita  e della dimensione  del mercato con il quale ci si vuole confrontare .

 

 

L’ottica commerciale vuole che si debba  :

   

Produrre solo ciò che il mercato  è in grado di collocare

 

Collocare sul mercato l’intera produzione  dei settori  , conoscendone  per tempo l’entità ed il valore.

 

 

Per fare questo bisogna ritornare  alla visione dei distretti  naturali  che si mettano insieme  e che dimostrino una progettualità presente  e futura nel quale gli attori della filiera  non sono controparti ma soci dei consorzi.

 

Occorrono prodotti nuovi  che il mercato richiede  o rispolverarne  di esistenti  sui quali puntare decisamente creando massa critica.

 

Occorre il sostegno pubblico  per mettere insieme  piccole produzioni  e riunite  in un unico consorzio che , all’occorrenza , lavorino uniti per grandi commesse.

 

 

Occorre uno studio  che faccia il punto di quanti producono  per comparto.

 

 

Occorre conoscere i mercati ai quali rivolgersi e potenziare una della tante agenzie pubbliche  per creare una rete  commerciale internazionale  che si preoccupi  di collocare sul mercato i prodotti dell’isola  che, sepur di nicchia , messi insieme possono creare grandi quantità.

 

Occorre mettere in rete stagionatori con impianti sottodimensionati che si facciano carico delle eccedenze produttive, con sostegno pubblico , sbocchino la qualità dell’industria alimentare , fungendo quindi da magazzino centrale dal quale organizzare un’unica rete logistica .-

 

Occorre andare a cercare partners  industriali e commerciali ai quali rivolgersi per far decollare settori strategici non presidiati , offrendo sostegni robusti per delocalizzare nell’isola  il proprio business.

              

Occorre investire in comunicazione per facilitare la vendita dei prodotti di filiera a marchio  unico regionale , partendo dai consorzi di tutela esistenti ed estendendo il programma commerciale anche ad altre filiere meritevoli di un riconoscimento tipico

 

Gli ambiti sui quali sono incredibilmente molteplici e la ricaduta economica straordinaria  ed indotto occupativi.

 

Bisogna solo crederci e, soprattutto lavorare insieme per farlo

 

 

Oristano, li  15 aprile 2009.